mia nonna aveva sempre l’aria
di un diluvio seccato
dal sole una linea disfatta
quando i treni sembrano perdersi
e le asole si chiudono
qualcuno grida piano
e non collabora col cielo.
mia nonna aveva sempre l’aria
di un diluvio seccato
dal sole una linea disfatta
quando i treni sembrano perdersi
e le asole si chiudono
qualcuno grida piano
e non collabora col cielo.
i canali separatori del ricordo
lasciano segni incolore
non sappiamo mai in che
scomparto dividiamo le sequenze
disegni che accompagnano
i primi passi il cordone ombelicale
le banche dati le staminali
i terminali le terminazioni
il rimpasto umano
sotto lampade cieche
che disperde in grumi la luce
i lineamenti esasperati
l’equipaggiamento linguistico
affiora dopo il sonno
lo trovate sotto la fronte
somiglia a un abbandono
simile a uno sfogo
oppure alla luce serale
che non conduce da nessuna parte
e a volte produce orticaria
il vento si affaccia prima
sul viso lo ingoia e lo risputa
in forma grecale maestrale
scirocco fino al termine del suo sibilo
in parte non potrai più farne a meno
vai al punto di partenza
accade tutto velocemente
che perdi il passo e resti di sasso
il mondo che il destino affetta
si ritrova in alcune gocce intatte
ma nessuno ti dice come non farle
evaporare che sull’asfalto non rimbalzano
finché sono bambino e sembra che non do attenzione
a questi racconti al crescere della sirena
che sale verso l’alto senza colore per scendere
e sprofondare nel cervello
Lividelle Le pance sono molli senza volontà mio padre è bambino e le guarda seduto sul marciapiede ammassate sul cassone di un camion che le trasporta sotto il cielo di Napoli hanno un ritmo che segnerà il suo sguardo finché sono bambino e sembra che non do attenzione a questi racconti al crescere della sirena che sale verso l’alto senza colore per scendere e sprofondare nel cervello questo è il primo terrore della mia vita che ricordo di svegliarmi tra le macerie cullato da pance che si muovono per inerzia dormivo facendo le corna con le dita perché avevo capito che teneva il male lontano ho avuto questa angoscia per molto tempo ma cosa vale un’ipotesi davanti alla realtà niente e diventa arrogante come lo è il chiacchiericcio pensare di avere un’idea risolutoria mentre fischiano le bombe e sfondano i timpani e la testa tutta sperare…
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Ogni casa era una stagione. Così la città si perpetuava. Tutti quanti gli abitanti non conoscevano che l’inverno, nonostante i loro corpi riscaldati, nonostante il giorno che non tramontava.
Combien durera ce manque de l’homme mourant au centre de la création parce que la création l’a congédié?
Quanto durerà questa mancanza dell’uomo, che muore al centro della creazione perché la creazione l’ha ricusato?
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Alcuni inediti su La Dimora del Tempo Sospeso
11
c’è il respiro delle siepi
le lunghe foglie addormentate
quando cammini ti somiglia
tutto il paesaggio e ti sorprende
la luce tra i passi e gli sguardi…
è morta davvero
morta come muore il sughero
e se ne sta nei fiumi
leggera
Prima passano le macchine poi scema il sole e sembrano carrozze
brillanti rosseggianti che attraversano la tua vita pianeggiante
ci sono le cose che hai avuto sciolte nel mare che lo colorano
per quello lo guardi e ti sembra con amore ma poi il tempo annega
confonde le onde distrugge le ancore cristallizza stagioni
ciò che si genera ci disconosce e muoiono i concetti stesi sui tetti
Su La Dimora del Tempo Sospeso
un poemetto del 1981
LUOGHI PURI
Maurizio Manzo
LUOGHI PURI
Ho tirato lo sciacquone
mentre lei scendeva la strada
a domare le fiamme
che divampavano sui volti.
Lungo le pietre distese lucertole;
arrivano le luci a danzarle attorno
arrivano le luci e poi colori a
accecarci, le fate a illuderci,
chi ha speranza a dirci:
“coricatevi che tutto si placa.”
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