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Rolando guardava meravigliato le scintille che sfavillavano da quelle congiunzioni; per un attimo gli sembrò di conoscere quei poliziotti e per gentilezza, quando lo afferrarono per portarlo via, si fece leggero.
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Qui a Cagliari diciamo “du còddasa” anziché “frìgasa”, che vuol dire fottere e si pàriri più diretto. Tutti qui cercano di non farsi fottere. La prima cosa che impàrasa è a non ti fai poni la saliva sul naso, un po’ come cercare di non farsi fottere, dèpisi partì subito de conca, se qualcuno osa farlo.
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Cagliari al mio inizio aveva molta più luce che muri. Il tempo si slabbrava sulle facciate squarciate dei palazzi. Il buio raramente ci colpiva prima di rientrare a casa. E sì che rientravamo tardi perché tardi arrivava il buio nel quartiere Castello. Il cielo, anche lui si infilava tra le intercapedini sventrate delle macerie, custodi dei nostri giochi, e usciva appesantito, nube ingolfata di calcinacci. I fantasmi scansavano regolarmente la luce. Molti di noi li chiamavano spavaldi, ma nessuno andava mai la notte a salutarli, a far loro compagnia. Il tetano ci evitava timoroso. Anche le croste sui ginocchi si asciugavano bianche.
Dal bastione il porto sembrava una risacca farsi ai nostri piedi. Una corsa ed eravamo lì, giovane pelle mischiata al sale e colorata di nafta. Poi dal faro dalle grandi àncore, scoprivamo di saper volare, mentre sempre interminabile la luce seccava il sale e imbiondiva i peli sulla nostra schiena e sulle braccia. Finché la pelle d’oca crepava la malta di sale e la luce finiva di dorare l’intero corpo.
Rada ha vomitato ogni cosa
quando le mani si sono incancherite.
Rada pensava in una strana posa:
ricresceranno come margherite?
ma nessun altro dito sbocciava.
il dolore che ho perduto
non è ritornato felicità.
voltatemi bocconi
che mi sia maltrattata la schiena.
datemi la preda adatta
che possa saziarmi,
e non per ammansire
i miei atroci dolori,
ma per poter avvilire
che sono pregna di buoni valori.
è la viola, la sento ancora,
che ha accompagnato il cancro
che mi ha strappato le mani,
delicate come petali.
così leggere erano quando
le aprivo e io toccavo;
ora ho le mani che sembrano
sculture di marmo_nero venate.
restituite per le vene
il sangue alle mie mani!
Rada va per le strade
dove è nata e cresciuta;
lei parla in quelle vie
sono qui! ora più in là!
pezzi delle mie mani.
ma voi vedete quel che vedo io?
Rada se guarda vede tutto!
dissolvenza.