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Un articolo di Vito Biolchini ha risvegliato il belato.
In basso il link.
Questo il belato di dio
che toglie l’anima al sangue
questo il belato biforcuto
che si coglie sul selciato.
Questo l’agnello di Quirra
budello e testa biforme
toglie i peccati ai pingui
che urinano nelle vene del vino.
Occhio al saltello
del budello d’agnello
del bidente d’uranio
sul cranio tagliente.
Bela sul fosso da una bocca
all’altra lana piroforica
lana di roccia che rocca
non scalda il respiro sfalda.
Prova l’agnello a seguire
nel gregge povero agnello
cento berretti una testa doppia (*)
duecentotrentotto isotopo scoppia.
Il pascolo inaridito
impoverito si è arricchito
il pastore imbizzarrito
indolenzito si è smarrito
addormentato su un letto
di mirra sotto il cielo di Quirra
ninna nanna mitra nanna ninna
canta la bomba canta la ninna
che senza tomba dorme la quiete.
(*)detto sardo: centu concas, centu berritas (cento teste, cento cappelli)
qui un articolo di Vito Biolchini:
http://vitobiolchini.wordpress.com/2012/12/13/quirra-la-nato-pone-il-segreto-e-la-regione-in-un-anno-non-ha-fatto-un-cazzo-le-ultime-notizie-dal-poligono-piu-inquinato-del-mondo/
LORDURA
SARDEGNA, SOLDI PUBBLICI A SANTACHE
danno alla terra
il valore dannato del danno
la spiga la quercia l’ulivo
il sughero hanno vita monca sparso la guerra incolore
il buio nel mare espanso
infiammabile su papille
pupille corolle coralli pianto non si ascolta
d’ogni croce che pianto
valgo solo il passo
d’una processione d’esilio qui il sole poggia
sulle sterpaglie
sbuffa dorate polveri
non scalda solo piscine ecco la bottiglia cemento
che lo contiene
eolico che lo rinfresca
spartizione in gran festa sferrano come cavalli azzoppati
l’industria sarda
sordi al canto d’arpie vergini a’ volti
uccegli e cagne azzanna soldi scanna uomini preso il paradiso
poi il purgatorio e rifilati
all’inferno ci prendono
anche quello, grasso che cola il dolore rappreso
non ha più odore.
il valore dannato del danno
la spiga la quercia l’ulivo
il sughero hanno vita monca sparso la guerra incolore
il buio nel mare espanso
infiammabile su papille
pupille corolle coralli pianto non si ascolta
d’ogni croce che pianto
valgo solo il passo
d’una processione d’esilio qui il sole poggia
sulle sterpaglie
sbuffa dorate polveri
non scalda solo piscine ecco la bottiglia cemento
che lo contiene
eolico che lo rinfresca
spartizione in gran festa sferrano come cavalli azzoppati
l’industria sarda
sordi al canto d’arpie vergini a’ volti
uccegli e cagne azzanna soldi scanna uomini preso il paradiso
poi il purgatorio e rifilati
all’inferno ci prendono
anche quello, grasso che cola il dolore rappreso
non ha più odore.
LORDURA
danno alla terra
il valore dannato del danno
la spiga la quercia l’ulivo
il sughero hanno vita monca sparso la guerra incolore
il buio nel mare espanso
infiammabile su papille
pupille corolle coralli pianto non si ascolta
d’ogni croce che pianto
valgo solo il passo
d’una processione d’esilio qui il sole poggia
sulle sterpaglie
sbuffa dorate polveri
non scalda solo piscine ecco la bottiglia cemento
che lo contiene
eolico che lo rinfresca
spartizione in gran festa sferrano come cavalli azzoppati
l’industria sarda
sordi al canto d’arpie vergini a’ volti
uccegli e cagne azzanna soldi scanna uomini preso il paradiso
poi il purgatorio e rifilati
all’inferno ci prendono
anche quello, grasso che cola il dolore rappreso
non ha più odore.
il valore dannato del danno
la spiga la quercia l’ulivo
il sughero hanno vita monca sparso la guerra incolore
il buio nel mare espanso
infiammabile su papille
pupille corolle coralli pianto non si ascolta
d’ogni croce che pianto
valgo solo il passo
d’una processione d’esilio qui il sole poggia
sulle sterpaglie
sbuffa dorate polveri
non scalda solo piscine ecco la bottiglia cemento
che lo contiene
eolico che lo rinfresca
spartizione in gran festa sferrano come cavalli azzoppati
l’industria sarda
sordi al canto d’arpie vergini a’ volti
uccegli e cagne azzanna soldi scanna uomini preso il paradiso
poi il purgatorio e rifilati
all’inferno ci prendono
anche quello, grasso che cola il dolore rappreso
non ha più odore.
AL CITTADINO BERLUSCONI UNO SCHIAFFO DORSALE
Da DESCRIZIONE SUPERFICIALE
DELLA SIGNORINA RICHMOND
Appollaiata su un ramo apre
rapidamente le ali producendo al tempo
stesso un fruscio che si può
udire a un centinaio di metri
Nanni Balestrini
parte della mano andrà persa spappolata come un fiore morsicato appetibile e irripetibile praticato il foro per la colata e rivestita fino alla bile la sua mano è così assistita in coro hanno indicato in lui l’uomo dalla mano ferma adatto a colpire delicato oltre le gengive di smalto irridente non pensare che il tuo dovere ti rende esente dal rifiuto di fare un’azione con la mano in fondo lui ha solo svilito il paese e reso piaga ogni piega inguinale l’eresia in paternale e profuso incarichi peggio di Caliloga: i somari in ministri ma la mano in uso prima della sua fine ha accarezzato più volte il volto alla sua amata ed ora è pronta gonfia di piombo per la sberla proverà a sorridere davanti alla ferma mano alata come un colombo così come ha fatto ridere il mondo ti offenderà e ti adulerà fino a farti pensare che hai capito male del parlare di lui che non vuol essere rapito ma vuole rincasare tu sferra lo schiaffo imponente padre infuriato che dalla mano dal movimento articolato a lato del suo mento vento striato di luce smuove sangue all’etica triturata e sminuzzata uno sciame ti si farà d’appresso a vortice d’elica e con lo stesso risucchio verso lo spauracchio: questa mano pomice non staccabile dal tuo corpo, di peso sarai deportato in uno stabile per sputarti in faccia che del tuo monito la nazione ne fa a meno la mano spappolata e analizzata isolata a latere del tuo corpo rosicchiata e torturata cercherà di muoversi per inerzia impalcata e murata non ti servirà neanche a scavare via la sporcizia dalle narici o a seguire le varici delle gambe appesantite poi la mano avrà un termine caldo fino al freddo sciogliersi ti sentirai come saltato tra le mine tra un urlo strazio un urlo gaio ricordati di indicare con lo sguardo l’azione della tua mano che sarà studiata ripudiata odiata e scomunicata nel concavo spappolato un petardo poggiato sarà acceso legato al cavo della tv e diranno della foggia così causata la scusa più usata ma tu ricorda che il tuo danno è la riscossa morale della gente e che l’orda coi forconi parte anche dai portoni mostra della corale azione della tua mano lo schiaffo dorsale.ALL’OMBRA DEI PIXEL – IX – X – XI –
IX
Rolando si crogiola pesato e lavato
indotto dal solito torpore temprato
ascolta di tortore il becco canto bieco
e risponde energico con un fischio vischio
fino a sera rutilo riflesso già lesso
l’aria cupa sventola appassito l’umore
s’aggira sul circolo vizioso sontuoso
richiede la modica dose giornaliera.
X
il volto si mescola e suda sulla sedia
toglie al sole candidi salienti momenti
e rincorre solide storie cova cavie
dal destino povero travolto e distrutto
dal destino polipo sotto messo mesto
ascolta e una lacrima scende sulla guancia
sulla pancia lapida il tremore motore
lo coglie lo remora lo sfascia l’accascia.
XI
così il giogo simula colori pastello
fosse sogno a fondere i loro occhi pestati
bolle il mondo luètico mentre il pranzo scalda
arsi vivi d’etica rosa religiosa
poi riposa ingenito ghiro ghiotto goffo
quando il sole stempera la linea di mira
Rolando si radica e l’aria ferma fitta
non nebbia ma polvere soffiata dai colpi.
GEMELLINE
non è solo perchè alcune cose
si fermeranno
è che quei dentini non cresceranno
e quegli occhi smetteranno di
meravigliarsi
e le guance di arrossarsi
e le spalle di sollevarsi sbuffando
e l’acqua del mare di schizzare
tra i loro capelli
e il sole di poggiarsi sul naso
e una corsa di capitombolare
e una musica di farle danzare
e il buio di farle spaventare
e un abbraccio di confonderle
che non c’è niente da temere
era solo il buio
è tutto finito.
11 febbraio 2011
DEMANIO DOMINIO
novant’anni e vedrò la luna
di nuovo
filtrare tra i miei piedi
e l’acqua
sull’arenile.
novant’anni di demanio
dominio
e poi sarò ancora un granello
di sabbia
tra l’odore del mare
solo novant’anni e riavrò iodio
in gola
e respirerò sulle vele
di barche
leggere e passeggere come nuvole
a novant’anni sarò un bambino
che cade
e si rialza rincorrendo
un onda
e rincorso dalla sua spuma
novant’anni di vita
diviso
dal rumore della risacca
dal sole
riflesso sui suoi raggi
per novant’anni indicato e
cacciato
dalla battigia per non destare
il sonno
ai seni flosci delle ospiti in albergo
prima di novant’anni drenerò
la sabbia
e una Brambilla da lasciare osso
di seppia
che non galleggia o veleggia
http://notizie.virgilio.it/cronaca/spiagge-dorate-concessioni.html
http://www.sardegnademocratica.it/ambiente/la-privatizzazione-delle-spiagge-1.20726http://ricerca.gelocal.it/tribunatreviso/archivio/tribunatreviso/2011/05/14/VA8TC_RA501.html
IL DIO BICEFALO
http://noradarcaposperone.blogspot.com/
Giano bifrontedisceso sui promontori azzurri
dei sardi
sfiorato dai montoni
profumati di lentischio
lancia luce lancia allarmi Giano bifronte
dio bicefalo petalo di morte
tra il mirto
irto dal vento
che annuncia l’arrivo e lascia
la fine alle sue spalle Giano bifronte
usato in modo abominevole
nascosto da azioni benevole
che c’illumina barche
su cui scappare e annegare
gareggiando col destino Giano bifronte
che non ci guarda
mai negli occhi
ci sorride come pidocchi
saltellanti in un mondo secco
in mezzo al mare Giano bifronte
dio bicefalo
dominatore dei sardi
privati della luna
riflessa sul mare e delle
stelle sparse tra i cardi.