PROLOGO
Ma dove siamo in grotte o case o stalle, piazze di città, dove? l’inverno si è scordato di delineare perché il sole non scalda il mare lineare, sogno l’assurdità parlare camminare ovale. Immersi in centri razziali Vogliamo odiare, la danza si ripete e si ripete per noi vola in stanze illuminate di viola per violare. ….. Ed uscii dalle Torri ma mi costrinsero a tornare… qui ne ho visto scalfiti vecchi palazzi e sentito urlare vecchi pazzi. I vicoli stretti: oh la profondità strozzata, stranieri! All’urlo tutti fuori ai balconi d’edera d’immondizia. La notte: Che si alza con la nebbia E fugge via piano piano ben bene logorata logorata… cos’è che stavo sognando? La notte che si alza con la nebbia E fugge via piano piano ben bene Logorata la notte Era come il giorno Illuminata da brandelli di nubi che pendenti pendevano… nei vicoli cadenti… oh la profondità strozzata!, stranieri dagli occhi azzurri che guardate quanti di noi dagli occhi neri divoriamo stranieri delle città di su. Cosa volevate guardare? Chiusi nel ghetto ignobile gettiamo a mare rabbia vile siamo del mare l’indecenza siamo del mare l’arenile. Dissolvenza