Allora il tempo è impazzito.
Disse Antioco a Federico.
Terribile per il cielo
lo guardano i due contadini
rossi gli orecchi sardi
solcano le nubi,
vene violacee
perdono croste maleodoranti;
le pareti dell’universo
risuonano assordanti
le colture s’afflosciano
bollite dal gelo
quando il tempo non porta il velo,
i monti oscillano
come steli appassiti.
Hanno preso il volo
gli orecchi sordi reattori
rasentano la pianura
sempre più rossi
i lobi tremano –
allora il tempo è impazzito
disse Federico ad Antioco
non si ode dondolare
la terra
muto dolore nelle viscere
quattrocento cavalli strapazzano
le zolle del delirio
neanche un grido
tentano tutti vinti
stracciati dal sole piegati.
Le nuvole intronate
stanato in cielo sfatto
il giaciglio degli angeli;
cola cerume bollente
con il tempo impazzito
disperazione contagiosa:
Federico disse ad Antioco
allora quella mattina il tempo impazzì!
Le orecchie si tapparono
le terre vennero
d’acqua inondate
e di silenzio concimate.
1980